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Ambivalenza di Google. Strumento di libertà o di controllo?

Ambivalenza di Google. Strumento di libertà o di controllo?

20 Giugno 2012 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Il mondo tecnologico è sempre più Mobile ma la tecnologia della rete continua ad essere il motore di ricerca. Google con i suoi algoritmi e i dati accumulati è oggi in grado di ripercorrere le nostre esperienze in rete e restituirci le informazioni che ci servono facendoci partecipi nella produzione di nuova conoscenza. Eppure per molti Google è il Grande Fratello, un Panopticon che controlla e vede tutto, un grande inquisitore che mira a conoscere per governare, un diavolo da contrastare come malattia dei nostri tempi tecnologici. E se questi molti sbagliassero?

Al cuore di [Google] si trova l’algoritmo PageRank che Brin e Page scrissero mentre erano studenti a Stanford negli anni 90. Notarono che ogni volta qualcuno con un sito Web pone un link ad un altro sito, costui esprime un giudizio, dichiara che considera quel sito importante. In seguito realizzarono che mentre ogni link contiene un po’ di intelligenza umana, tutti i link insieme contengono una grande quantità di intelligenza – molto di più, in effetti, di quanto qualsiasi singola mente possa possedere. Il motore di ricerca di Google scava in questa intelligenza, link dopo link, e la usa per determinare l’importanza di tutte la pagine del Web. Più grande è il numero di link che porta ad una pagina, più grande è il suo valore. Come dice John Markoff, il software di Google “sfrutta sistematicamente la conoscenza e le scelte umane su ciò che è significante”. Ogni volta che scriviamo un link, o anche solo lo clicchiamo, alimentiamo il sistema di Google con la nostra intelligenza. Rendiamo la macchina un po’ più intelligente – e Brin, Page e tutti gli azionisti di Google un po’ più ricchi.
— Nicholas Carr, Il lato oscuro della rete1

SoloTablet è diventato strumento e palestra importante per molte sperimentazioni in rete. Obiettivo del nostro progetto è di contribuire alla produzione di informazione e conoscenza sulle novità tecnologiche legate al mondo del Mobile e del tablet e, a partire dal raggiungimento di questo obiettivo, sviluppare modelli di business utili a dare nuove forme al nostro progetto.

La conoscenza e le conoscenze prodotte hanno valore solo se riescono ad essere condivise ed a  favorire lo scambio, la collaborazione, il contradditorio sulle opinioni espresse e la partecipazione. Questa convinzione ci ha portato a cercare di comprendere meglio il funzionamento di Google ed a studiare le modalità con cui interagire, non soltanto attraverso i contenuti pubblicati ma anche a livello di struttura del portale e di codice sviluppato ( merito del team tecnologico di SoloTablet )

Dopo alcuni mesi di studio e sperimentazioni e di risultati alterni in termini di visibilità e accessi, Google ci appare sempre più come strumento potente per la creazione di valore e per la sua condivisione ma anche come un Grande Fratello in grado di determinare in base ad algoritmi e logiche ignote cosa portare in evidenza od omettere, cosa ricordare o dimenticare, cosa pubblicizzare o nascondere. Se è vero che Google è un apparato di cattura del valore dal basso che utilizza l'algoritmo Pagerank per trasformare le informazioni catturate in sistema di valore acquisito nei propri archivi digitali finalizzati alla condivisione, è altrettanto vero che molto del valore generato e ricordato non è un prodotto diretto della condensazione di attenzione e desiderio collettivo da parte degli utenti della rete.

La responsabilità potrebbe non essere di Google ma di chi contribuisce a generare valore e conoscenza in rete attraverso interazioni, collegamenti e scambi. Google è una fabbrica immateriale di nuova conoscenza che non impone alcun vincolo, struttura o linguaggio specializzato. Google si adegua alla rete e ai suoi abitanti, non suggerisce una visione del mondo o un pensiero unico ma è aperto a novità e varianti ed è predisposto 'geneticamente' a recepire in modo caotico la diversità.

 

Con questa visione di Google abbiamo cercato di assecondarlo, abbiamo trasformato il nostro portale in una casa di vetro, abbiamo aperto le porte a contributi esterni, alla partecipazione attiva degli utenti e fornito collegamenti a molte realtà italiane che producono soluzioni, servizi e applicazioni per il mondo del tablet e del Mobile. Nel fare questo ci siamo mossi, come direbbe Francesco Varanini, "con cautela, scoprendo il cammino strada facendo, passo dopo passo, biforcazione dopo biforcazione, emergenza dopo emergenza". Ad ogni biforcazione abbiamo introdotto una nuova versione dell'applicazione che governa SoloTablet e verificato il suo effetto nella valutazione del Fratello Google. A volte Google ci ha comunicato in tempi rapidi il suo gradimento e ci ha premiato con un nuovo incremento di accessi, a volte ci ha obbligatorio a lavorare per una nuova emergenza e su una nuova versione applicativa. Questa capacità di reazione e le conseguenze da essa generate ci hanno riportato al tema da molti trattato su una tecnologia Google che è molto di più di un motore di ricerca e qualcosa di simile al Panopticon di filosofica memoria. Un sistema in grado di catturare e sorvegliare i dati dall'alto e di aumentare il suo potere cognitivo grazie al controllo e allo sfruttamento del lavoro prodotto dagli utenti della rete.

L'impressione è stata che Google fosse un parassita. Uno strumento tecnologico potente capace di fornire servizi gratuiti e benevoli ma anche una presenza ambivalente e interessata all'accumulo del valore prodotto da SoloTablet attraverso una piattaforma pervasiva e molecolare che stabilisce per conto suo e con regole ignote chi deve essere premiato e chi castigato o semplicemente ( che è anche peggio ) penalizzato.

Ma il parassitismo di Google non è passivo, cerca di essere selettivo anche se può farlo solo a partire dal contesto nel quale si colloca ogni persona dedita ad una ricerca in rete o dalle parole chiave ricercate. Capita allora che se la notizia sul nuovo iPad o Kindle Fire viene ripetuta ossessivamente da centinaia di siti web, Google sembra non avere scelta e si limiti a visualizzare una selezione sempre parziale, mutevole e provvisoria di link a notizie tra loro simili se non completamente uguali. Rimane comunque oscuro l'algoritmo che decide in autonomia (????) di portare in evidenza link a portali di scarsa qualità per struttura e organizzazione delle pagine web ma soprattutto per i contenuti pubblicati. Dopo anni di blogosfera e di insistenza su autorevolezza e reputazione, i risultati di una ricerca Google sono spesso spiazzanti, sorprendenti e poco comprensibili ad utenti 'normali' della rete quali noi siamo.

Questa incongruenza non ci porta a pensare a Google come al Panopticon di Jeremy Bentham. In Google tutti noi siamo al tempo stesso sorvegliati e componenti cellulari della retina visiva dei sorveglianti. L'occhio non è quello del sorvegliante centralizzato ( oggi la telecamera della video-sorveglianza ) della prigione di Bentham ma quello inconscio di coloro che partecipano alla sorveglianza senza saperlo. Siamo tutti cittadini e abitanti del mondo interconnesso anche se non possediamo tutti gli stessi diritti, esattamente come nel mondo reale, di cui Google e la tecnologia in generale è molto spesso un semplice specchio.

La filosofia di Google è riassumibile in una frase: "Abbiamo sempre creduto che il motore di ricerca perfetto fosse in grado di comprendere esattamente il significato della ricerca impostata e di ritornare esattamente quello che si era desiderato trovare". Questa filosofia/obiettivo è perseguita nella pratica attraverso la raccolta costante e aggiornata di informazioni su ogni oggetto e utente della rete in modo da poter costruire delle mappe relazionali tra l'identità di ogni singola persona e ciò che lo/la interessa. Non vi è alcun dubbio sulla tenacia e capacità di Google nel perseguire questo obiettivo, sorprende a volte la scarsa qualità dei risulttati e la incapacità del motore a facilitare la continuazione non ovvia della ricerca. E' come se l'algoritmo ad un certo punto diventasse troppo rigido e predeterminato per riuscire a soddisfare esigenze sempre più complesse, articolate ed esigenti.

 

Il problema non sembra però essere Google o il suo algoritmo di Pagerank ma le abitudini e i comportamenti, molto spesso massificati e condizionati, degli utenti della rete. Come spiegare diversamente l'effetto sciame su eventi di scarsa rilevanza ma di grande richiamo mediatico? E come spiegare il successo di un mondo chiuso come Facebook che ci trattiene al suo interno, persi in un chiacchiericco compassionevole e inconsistente, mentre al di fuori di esso palpita il web e la parte abitata della rete? Questi comportamenti che evidenziano la cultura di una parte consistente del popolo della rete sono fatti da mordi e fuggi, da osservazioni rapide e superficiali, da letture disattente e parziali. Tutti atteggiamenti che si traducono in scarsa interazione, in assenza di dialogo e in perdita di opportunità. Tutto ciò senza che Google ne abbia alcuna colpa!

Come SoloTablet continueremo a seguire le orme tracciate da Google in rete per cercare di comprenderne evoluzioni future e potenzialità. L'idea è di sfruttarle, anche passivamente.

Ma non ci affideremo solo e soltanto al motore di ricerca abbandonando la ricerca di connessioni, interazioni e collaborazioni attraverso modalità e sistemi meno sofisticati, meno tecnologici e più 'umani'. La rete potenzia e valorizza il passaparola ma lo fa dopo che il passaparola è stato iniziato da qualcuno. La rete è ricca di piccoli mondi ma la loro interazione/integrazione avviene sempre a fronte di gesti che mettono questi mondi in comunicazione. Le comunità della rete sono molte ma non tutte sono abitate e animate e molte, come i gruppi di Facebook sono fasulle e senza radice alcuna.

Il piccolo mondo di SoloTablet è aperto a contaminazioni, idee e proposte da parte di singole persone, di sviluppatori e liberi professionisti e di aziende che, operando nei molti mercati del tablet, delle APP e del Mobile, volessero contribuire con noi a produrre nuova conoscenza e a condividere conoscenze in rete, anche grazie al Grande Fratello Google.

Su Google, social network e web sono molti i contributi in rete che aiutano ad una comprensione maggiore del mondo tecnologico ( technium ) che viviamo.

Ci limitiamo a segnalarne alcuni tra quelli che Google 'si è degnato' di farci trovare:

In particolare suggeriamo per una lettura lenta ed attenta due testi di Francesco Varanini pubblicati dul suo Blog Diecichilidi perle:

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