Per molti Facebook è un media sociale, una piattaforma di social networking, un mezzo di comunicazione e un aggregatore di notizie. Facebook in realtà è un abile protagonista della fase attuale di evoluzione della tecnologia basata sulla raccolta di quantità immense di dati e di informazioni utili per costruire conoscenze e profilazioni sempre più perfette degli utenti online in modo da trarne vantaggi commerciali.
Il fatto di servire 1,5 miliardi di persone rubando o impegnando buona parte del loro tempo quotidiano trasforma automaticamente Facebook in una società che può aspirare a competere con Google e/o con Amazon. Se il modello di business di Google, legato al motore di ricerca, è essenzialmente fondato sulla pubblicità online e quello di Amazon sulle vendite e sul commercio elettronico, Facebook sembra ancora alla ricerca di una strategia.
In realtà se si guarda alle azioni della società si comprende che la strategia c’è già e punta a trarre il massimo vantaggio possibile dalla massa di persone che Facebook è in grado di raggiungere quotidianamente con le sue applicazioni sociali. Uno dei modi per acquisire questo vantaggio è sicuramente quello del commercio elettronico e della proposizione di un catalogo prodotti ricco quanto lo è quello di Amazon.
Per dare forma a questa strategia Facebook non deve fare altro che sfruttare meglio il big data che possiede in termini di informazioni sui suoi clienti, per ora semplici consumatori di contenuti, domani potenziali acquirenti di prodotti da fidelizzare con campagne mirate e personalizzate legate al loro profilo individuale, stili di vita e comportamenti di acquisto.
Facebook non ha alcun problema a dare forma a un catalogo prodotti perché non dovrebbe averne alcuno a trovare terze parti o aziende disposte a fornire i prodotti che servono. I clienti potenziali sono numerosissimi, ben conosciuti e tutti impegnati a fornire, anche inconsapevolmente, informazioni e segnali sui prodotti che preferiscono o cercano, sui bisogni e le tendenza emergenti. Infine Facebook ha già in campo sia una struttura e capacità marketing da competizione globale sia la capacità di servire i clienti in tutte le fasi della vendita, comprese quelle del post-vendita.
Come Google anche Facebook ha implementato fino a oggi un modello di business prevalentemente basato sulla pubblicità che accompagna la vita degli utenti su ogni pagina del social network. Anche se con risultati mai garantiti, molte aziende hanno sperimentato questo modello perché consapevoli dell’ampiezza del target raggiungibile. Le audience di Facebook sono diverse da quelle che si possono incontrare attraverso un motore di ricerca, per le dinamiche dell’utente e per la logica e gli algoritmi applicativi sottostanti. I risultati per l’inserzionista non sono certi ed anzi secondo alcuni sono sempre insufficienti proprio per la specificità del contesto di social networking che determina comportamenti online non necessariamente utili a scopi commerciali o promozionali. Facebook in ogni caso, grazie alle attività promozionali degli inserzionisti, continua a guadagnare.
Estendendo il suo modello di business al commercio elettronico Facebook potrebbe trarre immediato e diretto vantaggio dalle vendite ma anche della infrastruttura applicativa che le darebbe modo di costruire canali di comunicazione e di interazione (come ha dichiarato recentemente il CEO di Facebook il futuro è nelle chat) con il consumatore-cliente nelle varie fasi del processo di acquisto e di fidelizzarlo. Anche grazie alla conoscenza in anticipo di bisogni e tendenze emergenti, individuabili attraverso i potenti strumenti di data analytics e di data mining di cui l’azienda è sicuramente dotata.
Al momento sulle pagine Facebook non hanno ancora fatto la loro apparizione i bottoni per l’acquisto online ma è facile scommettere che arriveranno presto. Probabilmente il ritardo è dovuto alla difficoltà legata alla creazione di una piattaforma di pagamenti online stabile e capace di gestire il traffico generato da una mole di clienti potenziali così grandi. Se la competizione guarda ad Apple e Amazon è chiaro che deve essere affrontata con strumenti simili a quelli che queste aziende hanno già implementato. Ed è ovvio che Facebook non possa chiedere a loro una collaborazione per usare i loro sistemi di pagamento già rodati e perfettamente funzionanti.
L’approdo commerciale non sarà solo quello di Facebook. Facile prevedere che ad esso tendano anche altri social networks e media sociali come WhatsApp, Instagram e altri. In fondo sono tutti nati con un obiettivo narrato e uno più concreto e tenuto nascosto. Il primo è quello della creazione di spazi sociali nei quali permettere l’incontro, la relazione e la socializzazione di esperienze. Il secondo legato a trarre vantaggio dal numero di partecipanti allo spazio sociale in termini di dati e informazioni da essi forniti. Questi dati sono oggi venduti a grandi marche o società legate al mondo del marketing aziendale e della pubblicità. Domani potrebbero anche essere usati direttamente per proprie attività di marketing e soprattutto commerciali.